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Torna all'elenco03/06/2023
8 femminicidi in un mese: cosa può fare la psicologia?
È il 2023 e in Italia non si ferma la violenza contro le donne. Il recente caso di femminicidio di Giulia Tramontano nel milanese e l'assassinio di un'agente di polizia da parte di un collega a Roma hanno portato il numero totale delle donne uccise quest'anno a 47, di cui 39 vittime di femminicidio, quasi otto al mese.
I dati più recenti disponibili, aggiornati al 28 maggio, sono forniti dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati 45 (più i due di questa settimana, 47) omicidi di donne, di cui 38 sono avvenuti in ambito familiare o affettivo. In particolare, 23 donne sono state uccise dal loro partner o ex partner.
Questi dati allarmanti confermano la frequenza insostenibile dei femminicidi in Italia, con un caso che si verifica sostanzialmente ogni due giorni come riportato dall'associazione "Donne in rete contro la violenza" (D.i.Re).
Il femminicidio è un fenomeno sociale e culturale profondamente radicato nel nostro Paese. È necessario ora più che mai attuare un cambio di rotta deciso, attraverso un impegno condiviso da tutti e tutte verso lo stesso obiettivo, come ha sottolineato lo scorso 8 marzo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della festa della donna: “occorre un impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme per rimuovere ostacoli, confutare pregiudizi, operando con azioni concrete, contrastando con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, che sono crimini gravissimi da sanzionare con il massimo di severità”.
Come? Come si può agire su qualcosa di così profondamente radicato? La psicologia insegna che cambiamenti profondi richiedono impegno ed investimenti nella prevenzione e nell’educazione, nella lotta agli stereotipi e ai pregiudizi di genere, ma prima di tutto nel riconoscimento e nella presa di consapevolezza, da parte di donne e uomini di tutte le età, dell’entità del fenomeno e della sua vicinanza alle nostre vite quotidiane.
“Per lungo tempo abbiamo voluto credere che la violenza contro le donne fosse spiegabile con banalizzazioni quali i conflitti all’interno delle coppie e delle famiglie, l’emancipazione femminile come un problema, l’appartenenza a fasce sociali svantaggiate. Poi i femminicidi - epilogo irrimediabile della violenza di genere - ci hanno mostrato che autori e vittime hanno storie di vita molto vicine a quelle di tutti noi. Ed è da questa somiglianza che dobbiamo partire, con Piani Nazionali di prevenzione che formino adulti, minori, bambini e bambine a riconoscere l’influenza che l’appartenenza di genere ha su ogni individuo, per garantire a donne e uomini il diritto alla libera espressione di se’. Nonchè la possibilità di chiedere e ricevere aiuto quando da uomini ci si scopre incapaci di vivere le relazioni senza che siano connotate dal possesso e dal controllo o, da donne, si ritiene di aiutare il partner sopportandone i maltrattamenti.” E. Camussi
I dati più recenti disponibili, aggiornati al 28 maggio, sono forniti dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale. Dall’inizio dell’anno sono stati registrati 45 (più i due di questa settimana, 47) omicidi di donne, di cui 38 sono avvenuti in ambito familiare o affettivo. In particolare, 23 donne sono state uccise dal loro partner o ex partner.
Questi dati allarmanti confermano la frequenza insostenibile dei femminicidi in Italia, con un caso che si verifica sostanzialmente ogni due giorni come riportato dall'associazione "Donne in rete contro la violenza" (D.i.Re).
Il femminicidio è un fenomeno sociale e culturale profondamente radicato nel nostro Paese. È necessario ora più che mai attuare un cambio di rotta deciso, attraverso un impegno condiviso da tutti e tutte verso lo stesso obiettivo, come ha sottolineato lo scorso 8 marzo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della festa della donna: “occorre un impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme per rimuovere ostacoli, confutare pregiudizi, operando con azioni concrete, contrastando con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, che sono crimini gravissimi da sanzionare con il massimo di severità”.
Come? Come si può agire su qualcosa di così profondamente radicato? La psicologia insegna che cambiamenti profondi richiedono impegno ed investimenti nella prevenzione e nell’educazione, nella lotta agli stereotipi e ai pregiudizi di genere, ma prima di tutto nel riconoscimento e nella presa di consapevolezza, da parte di donne e uomini di tutte le età, dell’entità del fenomeno e della sua vicinanza alle nostre vite quotidiane.
“Per lungo tempo abbiamo voluto credere che la violenza contro le donne fosse spiegabile con banalizzazioni quali i conflitti all’interno delle coppie e delle famiglie, l’emancipazione femminile come un problema, l’appartenenza a fasce sociali svantaggiate. Poi i femminicidi - epilogo irrimediabile della violenza di genere - ci hanno mostrato che autori e vittime hanno storie di vita molto vicine a quelle di tutti noi. Ed è da questa somiglianza che dobbiamo partire, con Piani Nazionali di prevenzione che formino adulti, minori, bambini e bambine a riconoscere l’influenza che l’appartenenza di genere ha su ogni individuo, per garantire a donne e uomini il diritto alla libera espressione di se’. Nonchè la possibilità di chiedere e ricevere aiuto quando da uomini ci si scopre incapaci di vivere le relazioni senza che siano connotate dal possesso e dal controllo o, da donne, si ritiene di aiutare il partner sopportandone i maltrattamenti.” E. Camussi
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