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12/05/2017
Ordine degli Psicologi della Lombardia su omosessualità e psicologia
immagine articolo Ordine degli Psicologi della Lombardia su omosessualità e psicologia In riferimento alla querelle sviluppatasi in questi giorni su social media e organi di informazione, desideriamo mettere in chiaro il punto di vista dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia.

Pur essendo vincolati alla scrupolosa osservanza degli obblighi derivanti dal segreto d’ufficio e dal rispetto del diritto alla riservatezza, crediamo sia importante ricondurre la vicenda ai giusti ambiti di contesto, correttezza e veridicità, nell’ottica di una corretta informazione.

Non accettiamo alcuna strumentalizzazione che metta in discussione l’assoluta neutralità dell’Ordine rispetto a questioni politiche, ideologiche o religiose.

L’equilibrio e la neutralità, la capacità di mantenere una posizione istituzionale e la grande responsabilità nel rappresentare tutte le anime della categoria sono alla base dell’attuale governance dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e la caratterizzano compiutamente a partire proprio dal suo insediamento dall’anno 2014.

È inaccettabile qualsiasi manipolazione che voglia fare apparire l’Ordine all’opposto di ciò che è: un ente laico, apolitico, aconfessionale e completamente neutrale, nato e gestito a totale garanzia di colleghi e cittadini.

Non è in atto alcuna caccia alle streghe: l’Ordine non contesta la libertà di manifestazione del pensiero o la libertà di coscienza né ha mai utilizzato la deontologia a scopo ideologico o persecutorio. 

Senza entrare nel merito del procedimento disciplinare oggetto di attenzione mediatica – in quanto vincolato per legge da obbligo di riservatezza –, ribadisco che il confronto istituzionale tra gli iscritti e l’Ordine professionale non verte mai su pensieri, idee o opinioni. Al contrario, riguarda la condotta del professionista in relazione ai principi vigenti del Codice Deontologico, a cui deve essere conforme.

L’Ordine degli Psicologi della Lombardia difende la libertà dei terapeuti di esplorare senza posizioni pregiudiziali l'orientamento sessuale dei propri clienti, segnalando al contempo che qualunque corrente psicoterapeutica mirata a condizionare, nella propria azione professionale, i propri clienti verso l'eterosessualità o verso l'omosessualità può risultare contraria alla deontologia professionale ed al rispetto dei diritti dei pazienti (valutazione caso per caso).

Su questi principi poggia l’azione dell’Ordine: ogni altra lettura non può trovare fondamento di veridicità alla luce della nostra identità e missione istituzionale.

L’Ordine non è un tribunale corporativo, ma un’interfaccia di garanzia che assolve il ruolo di tessuto connettivo tra psicologi e cittadini, istituzioni ed enti di ricerca scientifica, con l’obiettivo generale di promuovere e garantire prestazioni di qualità nell’interesse di tutti.

L’intervento in sede disciplinare è funzionale proprio a questo obiettivo, la tutela della salute pubblica, e rappresenta un servizio imprescindibile per il cittadino. Il dibattimento disciplinare non corrisponde a un processo di puro giudizio: è una fase di valutazione, riflessione e soprattutto di confronto fra colleghi. Tale valutazione viene condotta in scienza e coscienza, in piena assunzione di responsabilità, attraverso un confronto lungo, leale e democratico e nel rispetto dei principi etici, deontologici e scientifici.

A suggello delle affermazioni di cui sopra, è fondamentale ricordare, ciò che l’articolo 4 del Codice Deontologico Degli Psicologi Italiani recita testualmente:

"Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi. Quando sorgono conflitti di interesse tra l'utente e l'istituzione presso cui lo psicologo opera, quest'ultimo deve esplicitare alle parti, con chiarezza, i termini delle proprie responsabilità ed i vincoli cui è professionalmente tenuto. In tutti i casi in cui il destinatario ed il committente dell'intervento di sostegno o di psicoterapia non coincidano, lo psicologo tutela prioritariamente il destinatario dell'intervento stesso."
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