YAYOI KUSAMA
per la psicologia dei diritti umani dell'OPL
Matsumoto, 1929
Considerata come la più nota e influente artista giapponese vivente, l’arte di Yayoi Kusama (per la quale sarebbe più facile elencare i musei e le Biennali in cui non ha ancora esposto), affonda le radici nella sua infanzia, quando passava già molto tempo a disegnare, imparando a farlo sempre più velocemente, in quanto la mamma arrivava da dietro per strapparli. La sua è fin da subito un’arte di difesa e autodifesa, quando all’età di 10 anni è folgorata da una visione avuta guardando i fiori della tovaglia che si animano fin a disporsi su tutto l’ambiente, parlando a loro volta. Questa allucinazione, insieme a ripetute violenze domestiche, l’hanno portata a soffrire di visioni plurime, disturbi ossessivo-compulsivi che trovano da lì in avanti sollievo, salvezza e liberazione nella sua arte fatta di pois, fiori, forme falliche, stanze visionarie, performance erotiche. Ma per far questo deve prima lasciare il Giappone per New York, in cui arriva nel 1958 e dove avrà non pochi problemi ad inserirsi. Allora le correnti artistiche in voga erigevano steccati estetico concettuali, mentre lei mescolava espressionismo astratto, concettualismo, performance, pop, surrealismo, mostrando quella libertà espressiva, che le farà anticipare i tempi e, per questo, ammirare da pochi grandi come Peggy Guggenheim, Andy Warhol, Robert Rauschemberg. I suoi quadri reticolati, Infinity Net, o a pois, o ancora le sue stanze immersive, che chiamano Infinity Mirror Rooms, sono di potenza e coinvolgimento straordinari. Nel 1973, conclusa l’esperienza newyorkese, decide di tornare in Giappone per risiedere volontariamente prima presso la clinica psichiatrica di Shinjuku, e poi, dal 1977, allo Sheiwa Hospital di Tokyo, a due passi da suo studio, dove si reca tutti i giorni per lavorare alacramente alla sua infinita opera cosmica. Un’opera che l’artista intende espandere e spandere ovunque, accettando di collaborare con maison come Lancôme e Vuitton, quale ulteriore completamento del suo progetto Kusama Enterprise, fondato dall’artista nel 1969 come punto vendita di borse, abbigliamento e, addirittura, automobili disegnate e dipinte da lei. Una storia, come possiamo leggere nel libro “Infinity Net, la mia autobiografia” pubblicata da Johan & Levi, per cui: “Sento che la vita è meravigliosa, tremo per l’eccitazione che sa darmi il mondo dell’arte, il solo in grado di darmi speranza e per il quale valga la pena di vivere.” Un’arte che per una vita è stata ed è l’anticorpo cosmico creato da Kusama in un progetto, questo ancora avanguardistico di arte e vita.

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